Decameron, V, 4:
La novella dell’usignolo
Quinta giornata:
amori felici. È qui che troviamo collocata la novella nota come quella “dell’usignolo”, illustrata da Filostrato. La
comicità e il lieto fine delle novelle narrate in tale parte del Decameron si contrappone nettamente alla
tragicità e alla disperazione delle novelle della giornata precedente.
Il giovane
narratore intende raccontare di “uno amore, non da altra noia che di sospiri e
d’una breve paura con vergogna mescolata a lieto fine pervenuto, in una
novelletta assai piccola”.
La vicenda è
ambientata in Romagna, dove messer Lizio di Valbona (personalità realmente
esistita e menzionata da Dante nel XIV canto del Purgatorio), uomo di nobili costumi, abita con la famiglia: la
moglie madonna Giacomina e la figlia Caterina. I due genitori sono molto
affezionati alla figlia adolescente e sperano di maritarla vantaggiosamente.
Accade che il giovane Ricciardo, di bell’aspetto e ottima famiglia, durante una
visita alla casa di messer Lizio si innamori di Caterina, “giovane bellissima e
leggiadra e di laudevoli maniere e costumi”: tuttavia , impacciato e timido a
causa della giovane età, coltiva il suo sentimento di nascosto senza rivelarlo
alla giovane, finché anch’ella. scoprendo l’amore di Ricciardo per la sua
persona, arriva a ricambiarlo ferventemente. Finalmente, in un concitato
dialogo, molto somigliante a una pièce
teatrale, i due organizzano ansiosamente il loro primo incontro d’amore.
D’accordo con l’amato, Caterina persuade Lizio e Giacomina a concederle il
permesso di dormire sulla terrazza sovrastante il giardino, di modo da
permettere al giovane di raggiungerla non appena i genitori si fossero coricati
e di poter passare con lei la notte. Lo stratagemma ha buon esito, nonostante
qualche esitazione del padre, che per un momento pare avere inteso l’inganno e
il giorno successivo gli amanti dormono insieme fino al mattino seguente. Il
padre però, recandosi in terrazza vede i due amanti coricati in un
atteggiamento inequivocabilmente confidenziale (da cui il titolo del racconto):
attende il loro risveglio e minaccia il giovane di morte se non dovesse
accettare la mano della figlia. Tuttavia il tono del vecchio è del tutto privo
di rabbia: dalle sue parole traspare la sua calma, spiegabile per l’inespressa
sicurezza circa il consenso del ragazzo. Infatti, Ricciardo si dichiara pronto
a sposare Caterina e il fidanzamento viene concretizzato seduta stante: solo
allora i due giovani vengono di nuovo lasciati soli.
Boccaccio propone
nella novella qui analizzata un sistema di valori che si discosta dai
precedenti, pur presentando con essi aspetti comuni. L’amore tra i due giovani
non nasce all’improvviso, suggerito da una passione momentanea, bensì dopo una
lunga riflessione da parte di Ricciardo, che più volte rimane colpito dalla
bellezza e dalle “laudevoli maniere” della
ragazza. Il sentimento è quindi suscitato e accresciuto dalla vista e dalle
maniere cortesi dell’amata: Andrea Cappellano, nel De Amore, aveva così
definito il sentimento amoroso: “una
passione istintiva che nasce dalla visione e dalla sovraeccitazione
immaginativa per la bellezza dell’altro sesso”. L’innamoramento di
Ricciardo, quindi, rispetta le fasi ed i comandamenti citati dall’autore del De Amore; inoltre, anche se i giovani
amanti sono entrambi appartenenti alla sfera sociale borghese, vengono definiti
con aggettivi tipicamente cortesi ad indicare la loro nobiltà d’animo. Il
processo d’innamoramento e il successivo incontro d’amore tra i due ragazzi
ricorda del resto il racconto dell’amore fra Ginevra e Lancillotto, narrato da
Chrètien de Troyes: il cavaliere si innamora della regina osservandola dalla
finestra e non appena appreso che il suo amore è ricambiato dalla donna, è
deciso a tutto pur di raggiungere la camera dell’amata. Tuttavia tra i due
testi si possono riscontrare alcune differenze, importanti soprattutto per
definire lo schema di valori boccacciano: Lancillotto e Ginevra “di villania né
di viltà discorso alcuno o accordo fanno” e a lungo si limitano a congiungere
le loro mani separati da una grata; nel discorso tra Ricciardo e Caterina,
invece, sebbene il linguaggio sia implicito e allusivo, è evidente sin da
subito, non appena viene svelato l’amore dei due, la finalità di tale dialogo,
che porterà i due amanti ad organizzare l’incontro all’insaputa dei genitori.
Il sentimento
amoroso nella novella in questione si discosta dunque da quello del romanzo
cortese, pur conservandone alcuni aspetti: sebbene l’amore tra Ricciardo e
Caterina non nasca all’improvviso e venga alimentato dalla bellezza e dalla
contemplazione dell’amata, tuttavia i due giovani pongono a tale sentimento
conclusioni affrettate e precipitose, dettate dalla loro giovinezza e
dall’impeto del sentimento stesso. Un taglio da commedia, appunto, a fronte
della tragicità della vicenda di Ginevra e di Lancillotto.
Un simile
discorso vale anche per il confronto con i valori stilnovistici; secondo questi
ultimi infatti il sentimento amoroso necessita di essere coltivato fino
all’elevazione e all’idealizzazione della donna, cui va la totale devozione
dell’amante, il cui sentimento si indirizza verso una creatura priva di
corporeità, in grado di salvare l’uomo. La concretizzazione di tale pensiero è
riscontrabile in opere dantesche quali la Vita
Nova e la Commedia dove Beatrice,
appare inarrivabile per il poeta che prova per lei un amor de lohn (“amore da lontano”) destinato a non concretizzarsi
mai.
Evidente il
cambiamento di tono nella novella di Boccaccio: in essa infatti l’amore trova riscontro soprattutto come
attrazione fisica e come atto sessuale piuttosto che come venerazione della
donna idealizzata. Non è da dimenticare inoltre che la novella è ambientata in
Romagna, patria dello sfortunato amore fra Paolo e Francesca narrato nel canto
V dell’ Inferno; i due commettendo
adulterio vengono uccisi dal marito di Francesca e sono dannati per sempre,
mentre Ricciardo e Caterina, amanti più fortunati, perché più moderni, riescono
nel loro intento, anche se devono accettare che il loro amore nascosto venga
ufficializzato non tanto con un rito religioso, quanto piuttosto con un accordo
economico vantaggioso.
Se per la morale
cattolica è peccato avere rapporti prematrimoniali, nella novella i due giovani
non si pongono neppure il problema, come del resto i genitori: il padre della
ragazza prova infatti quasi simpatia e complicità nei confronti dei due amanti
che, inconsapevoli di essere stati scoperti, dormono abbracciati sulla
terrazza: Ricciardo è per sua figlia un buon partito, il loro matrimonio, un
buon affare per tutti. E questo basti.
Agatha Bottinelli
Montandon