domenica 4 novembre 2012

Decameron, V, 4: La novella dell'usignolo



Decameron, V, 4: La novella dell’usignolo

Quinta giornata: amori felici. È qui che troviamo collocata la novella nota come quella “dell’usignolo”, illustrata da Filostrato. La comicità e il lieto fine delle novelle narrate in tale parte del Decameron si contrappone nettamente alla tragicità e alla disperazione delle novelle della giornata precedente.
Il giovane narratore intende raccontare di “uno amore, non da altra noia che di sospiri e d’una breve paura con vergogna mescolata a lieto fine pervenuto, in una novelletta assai piccola”.

La vicenda è ambientata in Romagna, dove messer Lizio di Valbona (personalità realmente esistita e menzionata da Dante nel XIV canto del Purgatorio), uomo di nobili costumi, abita con la famiglia: la moglie madonna Giacomina e la figlia Caterina. I due genitori sono molto affezionati alla figlia adolescente e sperano di maritarla vantaggiosamente. Accade che il giovane Ricciardo, di bell’aspetto e ottima famiglia, durante una visita alla casa di messer Lizio si innamori di Caterina, “giovane bellissima e leggiadra e di laudevoli maniere e costumi”: tuttavia , impacciato e timido a causa della giovane età, coltiva il suo sentimento di nascosto senza rivelarlo alla giovane, finché anch’ella. scoprendo l’amore di Ricciardo per la sua persona, arriva a ricambiarlo ferventemente. Finalmente, in un concitato dialogo, molto somigliante a una pièce teatrale, i due organizzano ansiosamente il loro primo incontro d’amore. D’accordo con l’amato, Caterina persuade Lizio e Giacomina a concederle il permesso di dormire sulla terrazza sovrastante il giardino, di modo da permettere al giovane di raggiungerla non appena i genitori si fossero coricati e di poter passare con lei la notte. Lo stratagemma ha buon esito, nonostante qualche esitazione del padre, che per un momento pare avere inteso l’inganno e il giorno successivo gli amanti dormono insieme fino al mattino seguente. Il padre però, recandosi in terrazza vede i due amanti coricati in un atteggiamento inequivocabilmente confidenziale (da cui il titolo del racconto): attende il loro risveglio e minaccia il giovane di morte se non dovesse accettare la mano della figlia. Tuttavia il tono del vecchio è del tutto privo di rabbia: dalle sue parole traspare la sua calma, spiegabile per l’inespressa sicurezza circa il consenso del ragazzo. Infatti, Ricciardo si dichiara pronto a sposare Caterina e il fidanzamento viene concretizzato seduta stante: solo allora i due giovani vengono di nuovo lasciati soli.

Boccaccio propone nella novella qui analizzata un sistema di valori che si discosta dai precedenti, pur presentando con essi aspetti comuni. L’amore tra i due giovani non nasce all’improvviso, suggerito da una passione momentanea, bensì dopo una lunga riflessione da parte di Ricciardo, che più volte rimane colpito dalla bellezza e dalle “laudevoli maniere” della ragazza. Il sentimento è quindi suscitato e accresciuto dalla vista e dalle maniere cortesi dell’amata: Andrea Cappellano, nel De Amore, aveva così definito il sentimento amoroso: “una passione istintiva che nasce dalla visione e dalla sovraeccitazione immaginativa per la bellezza dell’altro sesso”. L’innamoramento di Ricciardo, quindi, rispetta le fasi ed i comandamenti citati dall’autore del De Amore; inoltre, anche se i giovani amanti sono entrambi appartenenti alla sfera sociale borghese, vengono definiti con aggettivi tipicamente cortesi ad indicare la loro nobiltà d’animo. Il processo d’innamoramento e il successivo incontro d’amore tra i due ragazzi ricorda del resto il racconto dell’amore fra Ginevra e Lancillotto, narrato da Chrètien de Troyes: il cavaliere si innamora della regina osservandola dalla finestra e non appena appreso che il suo amore è ricambiato dalla donna, è deciso a tutto pur di raggiungere la camera dell’amata. Tuttavia tra i due testi si possono riscontrare alcune differenze, importanti soprattutto per definire lo schema di valori boccacciano: Lancillotto e Ginevra “di villania né di viltà discorso alcuno o accordo fanno” e a lungo si limitano a congiungere le loro mani separati da una grata; nel discorso tra Ricciardo e Caterina, invece, sebbene il linguaggio sia implicito e allusivo, è evidente sin da subito, non appena viene svelato l’amore dei due, la finalità di tale dialogo, che porterà i due amanti ad organizzare l’incontro all’insaputa dei genitori.
Il sentimento amoroso nella novella in questione si discosta dunque da quello del romanzo cortese, pur conservandone alcuni aspetti: sebbene l’amore tra Ricciardo e Caterina non nasca all’improvviso e venga alimentato dalla bellezza e dalla contemplazione dell’amata, tuttavia i due giovani pongono a tale sentimento conclusioni affrettate e precipitose, dettate dalla loro giovinezza e dall’impeto del sentimento stesso. Un taglio da commedia, appunto, a fronte della tragicità della vicenda di Ginevra e di Lancillotto.
Un simile discorso vale anche per il confronto con i valori stilnovistici; secondo questi ultimi infatti il sentimento amoroso necessita di essere coltivato fino all’elevazione e all’idealizzazione della donna, cui va la totale devozione dell’amante, il cui sentimento si indirizza verso una creatura priva di corporeità, in grado di salvare l’uomo. La concretizzazione di tale pensiero è riscontrabile in opere dantesche quali la Vita Nova e la Commedia dove Beatrice, appare inarrivabile per il poeta che prova per lei un amor de lohn (“amore da lontano”) destinato a non concretizzarsi mai.
Evidente il cambiamento di tono nella novella di Boccaccio: in essa infatti  l’amore trova riscontro soprattutto come attrazione fisica e come atto sessuale piuttosto che come venerazione della donna idealizzata. Non è da dimenticare inoltre che la novella è ambientata in Romagna, patria dello sfortunato amore fra Paolo e Francesca narrato nel canto V dell’ Inferno; i due commettendo adulterio vengono uccisi dal marito di Francesca e sono dannati per sempre, mentre Ricciardo e Caterina, amanti più fortunati, perché più moderni, riescono nel loro intento, anche se devono accettare che il loro amore nascosto venga ufficializzato non tanto con un rito religioso, quanto piuttosto con un accordo economico vantaggioso.




Se per la morale cattolica è peccato avere rapporti prematrimoniali, nella novella i due giovani non si pongono neppure il problema, come del resto i genitori: il padre della ragazza prova infatti quasi simpatia e complicità nei confronti dei due amanti che, inconsapevoli di essere stati scoperti, dormono abbracciati sulla terrazza: Ricciardo è per sua figlia un buon partito, il loro matrimonio, un buon affare per tutti. E questo basti.

Agatha Bottinelli Montandon